Dalla panchina virtuale a quella della villetta al Calvario. Giuseppe e Tommaso mi aspettano lì. Non si incontravano fisicamente da un anno esatto. E in quest'anno ne sono successe di cose. La pandemia e la chiusura, certo, a sconvolgere le vite di tutti. Ma, per loro, c'è stata anche la piccola gioia della vittoria al fandachiandu. È il secondo titolo che si aggiundicano – per Giuseppe è addirittura il terzo. Un risultato che, sommato agli ottimi piazzamenti in tante recenti competizioni, li rende di diritto i mostri dell'ultimo quadro, i più difficili da sconfiggere, quelli che devi superare nel livello conclusivo per finire il gioco.
Dall'interessante chiacchierata si evince l'approccio, il metodo, la conoscenza profonda del calcio e dei suoi derivati. Hanno imparato a guardare al fantacalcio dalla giusta distanza, né da troppo lontano, né da troppo vicino. A sacrificare l'ego sull'altare di un obiettivo più ambizioso. Si palesano altresì, in modo netto, i ruoli nella loro intesa vincente. Giuseppe è un fiume in piena; Tommaso, più lapidario, gli fa da contrappunto. Il vulcano e l'ingegnere.
Partiamo dall’inizio. Appunto, l’inizio. Quando è cominciato tutto?
G- Il nostro legame fantacalcistico è nato un paio di anni dopo che Tommaso mi ha raggiunto a Roma nel 2006 per studiare. È iniziato con un fantacalcio degli europei che abbiamo anche vinto. Un torneo che nessuno ricorda, il secondo e ultimo che hai organizzato qui su Titonline. Avevamo approfondito un po’ la nostra conoscenza già a Tito, durante il torneo di calcetto che è stato tanto commentato sulle pagine di questo sito. Ma poi a Roma è nato l’amore e siamo diventati una coppia di fatto.
T- Abbiamo cominciato con gli europei, poi all’epoca c’erano anche i fantacalci della Champions league (le Fandaciarle, ndr). Da lì il sodalizio non si è mai interrotto.
Ricordiamo i vostri videoconsigli su Titonline per imbastire al meglio la squadra. Sono andato a controllare e il primo (stagione 2007/08) conta oltre 9mila visualizzazioni su youtube. Sapevate tutti i calciatori a memoria e le relative quotazioni. Soltanto che allora non vincevate mai. Cosa è poi cambiato nella gestione della squadra e del gioco? C'è stata una scintilla particolare? Qual è stata la svolta?
G- A un certo punto ho smesso di seguire tutte le partite di calcio. Prima, se il sabato c’era Empoli-Chievo, facilmente capitava che la vedessi e mi innamorassi di giocatori che con una giocata ti conquistavano. Quella voglia di scoprire giocatori nuovi, di forzare il colpo, ci portava probabilmente spesso a fare scelte azzardate, di rischiare tanto su giocatori che, quando non si rivelavano dei flop, nel migliore dei casi esplodevano dopo due o tre anni. Noi invece li compravamo troppo presto.
T- Lì ho imposto la mia parte razionale, perché Giuseppe è istintivamente proiettato alla ricerca di nuovi nomi. Io provo a posizionare al centro l’ago della bilancia.
Insomma, Tommaso è ingegnere anche nel gioco.
G- Sì, e ha aiutato tanto anche me a essere più razionale nelle scelte. Alla fine, oggi, scegliamo di fare una struttura di squadra stabile e affidabile, a basso rischio, e su quello scheletro serve avere intuizione sui giocatori con la quotazione più bassa.
T- All'inizio di agosto ci siamo sentiti per la prima volta per questa edizione del campionato. Avevamo fatto due rose separate. Posso dirti che sei calciatori dell’undici titolare erano già gli stessi.
Tra voi, quindi, come funziona? Chi decide solitamente?
G- Ci troviamo finché non ci troviamo. Se un nome non convince l’uno o l’altro, ne cerchiamo un terzo. Nessuno si intestardisce e cerca di imporre la sua in un continuo gioco di compromessi. Non funziona così. Se decidiamo di prendere un rischio, assecondando qualche intuizione, ci copriamo con un pezzo consolidato.
T- Partiamo da un modulo base, il 4-3-3, sappiamo come costruire un’ossatura certa. Lo facciamo insieme, senza particolari contrasti. Poi può andare bene come può andare male, ma l’edificio ha delle fondamenta, almeno sulla carta, solide.
E veniamo all'ultima stagione. Avete vinto in rimonta, beffando ancora una volta il Dream team. Qualche parola su questo vostro avversario. L'episodio decisivo? La mossa che vi ha fatto poi vincere?
T- Kessie e la mossa relativa ai portieri. La prima è stata più un’intuizione più mia, la seconda è stata maggiormente merito di Giuseppe.
G- Siamo partiti con un portiere forte, Szczesny. Alla seconda giornata, visto che avevano preso Sportiello che continuava a giocare a causa dell’infortunio fino a novembre di Gollini, abbiamo deciso di fare cassa vendendo il portiere della Juve a 21 per Mirante a 3 o a 5. Sportiello è salito di quotazione e a novembre abbiamo preso Gollini, che nel periodo successivo è stato il miglior portiere del campionato. Abbiamo chiuso il cerchio vendendo poi Gollini per tornare ad avere, per la fine, un portiere con garanzie e abbiamo ricomprato Szczesny. Nel frattempo lo stesso Gollini è andato in contrasto con Gasperini, dunque Sportiello, tornando a giocare, è salito di quotazione e ci ha garantito una plusvalenza di una decina di milioni da spendere nell’ultimo mercato per rinforzare la difesa, in cui abbiamo preso pure Skriniar, un pupillo di Tommaso (ride).
T- Sì, il problema è che quando Skriniar non lo prendiamo riporta sempre voti altissimi. Quest’anno però costa troppo, lo lasciamo agli altri (sarà vero? ride anche lui).
C’è stata anche la complicità dell’antagonista principale, il Dream team di Pasquale Vitiello? Ha commesso, a vostro avviso, un errore che vi ha spianato la strada? Giuseppe, tu è la seconda volta che lo batti.
G- Nel 2018 lo avevo sottovalutato per via delle sue scelte sul modificatore della difesa. Allora si era mosso molto sul centrocampo, che era esageratamente competitivo ma con i tre dietro aveva rinunciato ai punti del modificatore e la scelta gli fu fatale. Stavolta, siccome il Dream team schierava il 4-3-3 e si trovava già con un centrocampo molto forte, eravamo convinti vendesse Naingolaan per rinforzarsi ulteriormente dietro. Invece ha scelto Zielinski, secondo noi una mossa in quel momento sbagliata; invece si è rivelata formidabile per lui perché dopo poco si è infortunato Veretout e, mentre tanti altri sono crollati, è riuscito a tenersi a galla. In difesa si è comunque rinforzato coprendosi con Romero, che noi avevamo dall’inizio e che è stato autore di un campionato fantastico. Quindi questa volta Pasquale ha poco da rimproverarsi.
T- Le tappe di mercato sono sempre decisive. A conti fatti, anche noi abbiamo commesso qualche leggerezza: avevamo l’idea di coprirci prendendo Cuadrado e Lazzari, gli unici difensori forti che ci facevano paura e ci hanno fatto male, ma poi abbiamo optato per Skriniar e Tomori che insieme avevano una quotazione più modesta. Skriniar non ha giocato le ultime quattro, quando la serie A era ormai decisa, e abbiamo rischiato, ma avevamo avuto la buona intuizione di acquistare anche Pereira del Crotone come quinto o sesto e ci è tornato molto utile nella fase delicata.
Conoscete bene anche le altre squadre e gli altri allenatori. Chi rispettate e temete in modo particolare?
T- Asterix&Obelix è un marchio consolidato negli anni, sempre temibile.
G- Dream team, Santa Cruz, Araba fenice sono squadre che sono cresciute negli anni e adesso sono una certezza. Nkoulou e Radio tecnico sono forti. Ci sono diversi giovani interessanti, cito su tutti il Bayer Leverdure (quest'anno iscritto come Max Magnum, ndr). Alcune di questi allenatori hanno ottimo potenziale, ma peccano un po’ di presunzione, mi ci rivedo un po’ all’inizio della carriera. Poi c’è il ritorno di Posicar, il vincitore delle prime due stagioni, a cui da piccolo ho sempre guardato con rispetto e ammirazione perché all’epoca era decisamente più avanti di tutti. Infine, non voglio tirargli i piedi, permettimi di segnalare uno che è sicuramente più bravo di noi, mio fratello Emanuel (Kelevra, ndr): quando smetterà di intestardirsi su alcune scelte diventerà pressoché imbattibile perché ha una conoscenza del calcio e dei calciatori invidiabile, superiore a quella che ho mai avuto io.
T- Eh sì, se il fandachiandu durerà altri dieci anni, prima o poi una ricarica la vincerà (ride).
La fortuna. Quanto conta? È decisiva?
G- Le quotazioni sono alte rispetto al passato, anche per il discorso plusvalenze, e devi essere bravo a comporre una rosa forte e profonda. La fortuna non entra in maniera travolgente, ma ci sono delle annate anomale, spesso quelle che seguono i mondiali o gli europei, in cui i giocatori forti possono perdere la solidità. In quel momento la variabile aleatoria aumenta.
T- Sì, molto lo si fa in fase di impostazione e nelle prime dieci giornate. Lì devi provare a rimanere tra le prime venti in classifica. Poi subentra la fortuna, vero, e anche la gestione dei cambi in corsa: quella è, credo, il nostro principale punto di forza.
Una piccola scommessa per la stagione 2021/22 la potete svelare. Un calciatore sconosciuto su cui puntare.
G e T- Potremmo consigliare Lukaku, Cristiano Ronaldo, Zapata che si è infortunato (niente da fare, ridono e rimangono coperti, ndr).
Stagioni "covid": quanto incide nella gestione del gioco e in cosa occorre tenerne conto?
G- Con la regola delle cinque sostituzioni, ci sono molti più giocatori che prendono voto ed è molto più facile non rimanere in dieci.
T- Bisogna quindi stare attenti ad allungare la rosa.
G- Fino a qualche anno fa c’erano titolari inamovibili. Adesso invece possono riposare una volta di più e, se partono dalla panchina e la partita per la loro squadra si mette bene, probabilmente non fanno nemmeno un minuto in campo.
T- Lo scorso anno, il fattore covid è stato un parametro che abbiamo ben ponderato nella seconda e nella terza finestra di mercato. Abbiamo lavorato sulla profondità: su 21 giocatori in rosa, sedici erano pressoché titolari.
Il fandachiandu non è solo il campionato: è un ambiente, un ecosistema. Vive e si ciba di altro. Spesso è il pretesto per mantenere aperte delle connessioni con altre persone. Il fandachiandu compie quest'anno vent'anni. Com'è questo gioco, visto dall'interno, da parte di chi ci è sempre stato? Come dovrebbe evolversi, secondo voi? Oppure è tempo di scrivere la parola fine?
(in coro) No, fine no.
G- È perfetto per come è nato, ovvero anche come aggregatore per mantenere aperte delle connessioni tra persone fisicamente distanti e per generarne di nuove. Inizialmente, quando non c’erano smartphone e social, era l’unico modo per tenersi in contatto, sotto le classifiche c’erano molti più commenti e dibattiti. Ancora adesso, è un fantacalcio che mantiene insieme i gruppetti che immagino tutti abbiano su whatsapp per discutere del gioco e, da lì, parlare anche di altro. Migliorarlo è difficile. Lo si potrebbe rendere più interattivo, ma non so quanto interesse ci sia a farlo da parte di tutti i partecipanti. Si possono creare contenuti laterali interessanti, incontri video periodici in cui si discute su calcio e fantacalcio, cose di questo genere.
T- Il sistema funziona già bene. Ci sono i premi settimanali e periodici. Anche con la coppa, si può competere fino alla fine.
G- Volendo, siccome la quota di iscrizione è ferma da vent’anni, si potrebbe anche pensare di alzarla un po’ e inventarsi un ulteriore premio parallelo, che so, per le prime quindici giornate. Cose così, non so.
Siete entrambi due professionisti che, dopo aver studiato fuori, hanno impostato lì la loro famiglia e la loro vita. C'è la possibilità che un giorno possiate rientrare a Tito, magari a godervi la pensione? Avendone la possibilità, tornereste? A quali condizioni? E com'è Tito visto da chi ci ritorna ogni anno?
T- Ci sono molti aspetti da valutare. Il richiamo è forte, per quanto mi riguarda, e la possibilità non sarebbe nemmeno remota perché l’azienda per cui lavoro ha anche sedi in Basilicata. Sinceramente, al momento non vorrei pormi subito l’obiettivo di avvicinarmi perché Milano è una delle migliori città per giovani laureati che hanno voglia di migliorarsi e crescere professionalmente. E io voglio crescere. Capisco che creare un nucleo, una famiglia fuori è difficile. Ma per le generazioni che verranno la Basilicata mi rendo conto che può essere più restrittiva rispetto ad altri territori.
G- Ho due figli e non sceglierei di rientrare a Tito soprattutto per loro. Già i miei genitori hanno dovuto subire il mio allontanamento obbligato, per poter prima disegnare e poi seguire la mia traiettoria professionale. Succederebbe lo stesso con i miei figli, a cui voglio concedere un ventaglio più ampio di occasioni. Qui (a Modena, ndr) i servizi funzionano, ci sono molte opportunità; in questo contesto trovo che ci sia meno interesse a farsi supportare e supportare dalla politica e dagli incentivi, si riesce a essere più attivi. Magari poi andranno a studiare a New York e li perderò lo stesso… (sorride)
T- La fotografia di Tito che mi porto dentro sono le stagioni estive con la prima e la seconda villetta piena. Le chiacchierate con gli amici al bar. Ogni volta che torno, invece, il Calvario mi sembra sempre più vuoto. In questo modo ci sono sempre meno occasioni di confronto, su qualsiasi tema.
G- Non mi sento di giudicare Tito, la vedo talmente poco anche quando scendo. Però è palese che c’è un buco generazionale. Prima c’erano tante iniziative, anche futili, su cui si costruivano discussioni infinite e ci si scambiavano opinioni, così come succede con il fandachiandu. Oggi i ragazzi, che sono quelli che hanno più tempo ed energia per farlo, sembrano un po’ più passivi.
T- Eppure basta davvero poco. Ne è un esempio la caccia al tesoro (organizzata dall’associazione Titesemente nei mesi estivi, prima del covid, ndr): un’iniziativa che attira per strada centinaia di persone, che dunque esistono, ma per il resto dell’anno non si vedono.
Proviamo a chiudere con un giochetto. Ciascuno di voi faccia una domanda all’altro.
G- Tommaso, quale pensi che sia il tuo punto di forza nel fantacalcio?
T- Sicuramente la razionalità delle scelte.
T- Giuseppe, quando la smetterai di pensare che la Roma vincerà lo scudetto?
G- Finché lo penso, e finché tu penserai la stessa cosa dell’Inter, avremo una squadra solida visto che sono le due compagini che negli ultimi anni hanno espresso il miglior calcio dal punto di vista del fantacalcio. Quest’anno, chissà...
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