titoscalo_inquinamento_gdmTolti, rimessi e di nuovo tolti. Sembra «il gioco delle tre carte» quello fatto con i finanziamenti destinati alla bonifica dell'area industriale di Tito scalo. Il programma straordinario nazionale per il recupero economico produttivo dei siti industriali inquinanti, infatti, vede quei soldi andare e venire. Proprio come in un gioco. Ora ci sono, ora no.
Così anche il progetto legato al recupero del sito dell'ex Liquichimica di Tito Scalo, l'area industriale da anni in attesa di sistemazione, subisce un nuovo rallentamento. I finanziamenti che erano prima stati assegnati al progetto speciale provenienti dai Fondi Aree Sottoutilizzate 2007-2013 e che erano stati successivamente cancellati e poi di nuovo inseriti nella Finanziaria nazionale, sono ancora una volta spariti. Cancellati, destinati ad altre voci ed altri progetti, di cui ancora non si hanno i dettagli. La nuova «beffa » per i lucani è inserita nell'ultima Finanziaria del Governo nazionale. Una brutta notizia che si ripercuote negativamente sulle popolazioni e sugli amministratori dell'a re a che vedo all'orizzonte ancora nubi per l'ultimazione della bonifica. In questo quadro, però, uno spiraglio c'è.

La speranza, infatti, è affidata ai fondi Par Fas, soldi che la Regione attende e che ha chiesto al Governo nazionale di poter utilizzare proprio per bonificare i siti di Tito scalo e della Val Basento. La richiesta è stata inoltrata da tempo ma al momento, come conferma lo stesso presidente De Filippo, risposte non ne sono arrivate. Insomma, una situazione delicata che riserva sempre nuove sorprese. Sul piatto, infatti, il Ministero dell'Ambiente aveva messo circa 3 milioni di euro. Una somma che sembrava immediatamente disponibile ed a cui si dovevano sommare altri 3 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione. In tutto poco meno di sei milioni di euro che dovevano essere utilizzati per ultimare i lavori di bonifica che erano stati bloccati a causa del taglio dei finanziamenti nel 2010. Eppure proprio lo scorso anno la vicenda sembra fosse giunta ad un punto di svolta. Invece, non è stato così. Ed ora si dovrà attendere altro tempo per capire come andrà a finire. Nonostante nella stessa relazione fatta dal Ministero nel 2009 - è stato scritto che esistono «porzioni di territorio interessate da pesanti fenomeni di inquinamento e di deindustrializzaizone che fanno di queste aree un freno allo sviluppo e un vulnus alla qualità dello stesso».

«Le regioni e gli enti locali - continuava la relazione - non hanno strumenti, competenze e risorse sufficienti per affrontare e risolvere da soli tutte le complesse questioni che interessano i grandi agglomerati industriali che presentano fenomeni di deindustrializzazione ed elevati livelli di contaminazione ambientale e di rischio per la salute dei cittadini». Rischi seri e concreti, dunque, che però non sono stati sufficienti a chiudere definitivamente questo capitolo. Già perché nonostante una prima tranche della bonifica sia stata iniziata ed ultimata altre operazioni restano da fare. Quello che è stato fatto, invece, è il censimento degli edifici contenenti amianto e dei rifiuti presenti nell'area, la caratterizzazione, le indagini radiometriche e i trattamenti preliminari sui materiali contenenti amianto. Cosa succederà a questo punto è ancora tutto da capire. Come scritto molti ipotizzano che i soldi ricompariranno nuovamente grazie al Par Fas (con l'idea della Regione di mettere a disposizone 50 milioni di euro) ma al momento questa è soltanto un'ipotesi. Un'ipotesi che potrebbe restare, come tante altre, sulla carta.
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