Dopo anni, alla luce degli altri numeri del signor rossi che "ahivoi" pare non esser più dottore (lo sarà mai stato?), cioè quelli odierni, mi pareva giusto tornare su un argomento che tempo fa suscitò grande interesse nella comunità titese di "appassionati" dello sport motoristico a due ruote. Per farlo mi affido alle parole estrapolate dalla rete di un giornalista noto per occuparsi da anni di motociclismo e più in particolare di "moto" come passione a tutto tondo, non così noto come altri urlatori ma degno di considerazione per quanto mi riguarda.
Dopo otto gare è arrivato il momento di fare un bilancio di quello che fino a pochi mesi fa era per molti il matrimonio del secolo: Rossi con la Rossa. Prima dell’inizio del campionato, fiumi di parole sono stati scritti nella direzione di una rivoluzione vincente nel segno del numero 46. Con la cura del Dottore, la Desmosedici sarebbe diventata non solo una moto guidabile da tutti, ma l’arma letale con la quale vincere il mondiale. Questo perché Rossi è considerato come l’uomo della provvidenza, il pilota che ha vinto tanto solo grazie alle sue qualità.
I fatti, però, dicono che la situazione a Borgo Panigale rispetto l’anno scorso, non solo è peggiorata, ma sembra ancora lontana la via della vittoria. Appena Rossi ha iniziato a guidare la Rossa, è partita un’opera di stravolgimento del modello 2010, nella quale è stato solo lui ad impartire le linee dello sviluppo. Per meglio seguire l’avventura con il marchigiano, la Ducati ha in pratica rinnegato la propria storia, perché non ha schierato nessuna squadra ufficiale nel mondiale Sbk; insomma tutte le energie sono state convogliate nel box di Valentino. Obiettivo: vincere! Pronti via, ed invece delle cavalcate trionfali, arrivano le prime steccate. A discolpare l’operato della prima guida Ducati, si è trovata la scusante dell’ operazione subita alla spalla; nel frattempo Daniel Pedrosa ha vinto in Portogallo dopo sei giorni da un’operazione ad un braccio, e Colin Edwards in Inghilterra è salito sul podio dopo soli sette giorni dalla frattura di una clavicola. Bisogna aspettare quattro prove per vedere Rossi salire sul terzo gradino del podio. Da quell’occasione, finalmente, la spalla non è stata più un fastidio per il trentaduenne.
I distacchi dai vincitori, prima del podio francese erano dell’ordine dei trenta-quaranta secondi. A Le Mans i secondi scendono a quattordici; la cura dell’uomo in giallo, sussurra qualcuno, inizia a dare i suoi frutti. Sceso dal podio Mister 9 volte ha affermato che l’avantreno, la causa principale del suo non guidare, era stato finalmente messo a posto, e che bisognava lavorare solo sul retrotreno per essere competitivi. Si arriva in Spagna e la musica cambia; ossia ritornano le note stonate che suonano distacchi imbarazzanti dai primi. Addirittura a Silverstone sono sessantaquattro i secondi che lo separano da Stoner, primo al traguardo. A questo punto, alla vigilia della gara di Assen, dopo sei aggiornamenti importanti effettuati alla moto, si prende la decisione di fare un salto nel futuro; si abbandona la Gp 11, e si porta in pista la Gp11.1. Questo perchè Rossi la sente sua in quanto non sviluppata da altri, e con la quale si trova molto a suo agio. Premesso che entrambe le moto le ha ideate l’ing. Filippo Preziosi, fino a quel momento su cosa stava lavorando Valentino? Tante energie, e soldi, sprecati….. Il risultato qual è? Quarta posizione, con trenta secondi di distacco dal vincitore Spies.
Certa stampa, la stessa che in passato per risultati meno imbarazzanti ha letteralmente massacrato ed irriso Max Biaggi, Sete Gibernau e Marco Melandri, subito ha fatto scudo nel dire che mancavano punti di riferimento, ed era impossibile fare meglio. Si arriva al Mugello, pista dove tutte le Rosse vengono concepite, e dove la Gp11.1 ha avuto modo di girare parecchio grazie al collaudatore Ducati. Quindi i riferimenti ci sono, ed anche tanti. Il “Sindaco del Mugello” cosa ti fa? Dodicesimo in griglia, dietro non solo al suo compagno Nicky Hayden, ma anche a Karel Abraham che guida una Ducati simile a quella usata illo tempore da Mike Hailwood….La causa è che Rossi non sente bene l’avantreno…Proprio quello che è rimasto della vecchia moto, perché non dava più problemi. Si arriva alla bandiera a scacchi della gara, con un sesto posto e oltre ventisei secondi di distacco dal trionfatore Lorenzo. A questo punto, caro Dottor Rossi, il tempo è scaduto, ed è non solo inutile, ma anche irritante trovare scuse sulla mancanza di risultati. A sentirlo, la responsabilità è solo per un terzo sua. Chi afferma che è colpa del progetto ambizioso della Ducati di voler puntare su un telaio innovativo in fibra di carbonio, con il motore ad avere funzione portante, finge di dimenticare che con lo stesso sistema, nelle ultime quattro gare del 2010, Stoner ha vinto tre prove, ed ha concluso la stagione con nove podi. Quindi è una soluzione ugualmente valida, facendo un paragone, come il classico telaio Deltabox di casa Yamaha. Purtroppo per i ducatisti arrivano delusioni dopo delusioni, e la vittoria sembra una chimera. Mi meraviglia la reazione che alcuni hanno quando leggono le mie pagelle sulle gare; mi accusano di scrivere cose non vere quando esprimo il giudizio sulle prove in rosso di Rossi. In realtà cose non vere le hanno dette e scritte coloro che per dieci anni a questa parte hanno creato un mito basato su false qualità.
Non voglio polemizzare chiedendo il perché non si è dato peso al fatto che quando Rossi vinceva in Honda con la Rcv 211, Biaggi guidava una Yamaha M1 a carburatori e con il telaio della 500, oppure del perché non si è parlato dell’esodo dei tecnici dalla Honda alla Yamaha avvenuto nel 2004. Neanche chiedo il perché dello scredito che hanno subito Marco Melandri e Sete Gibernau dopo aver detto che la Michelin preparava una gomma speciale il sabato sera, fatta su misura per lo stile di guida di un pilota. Non m’interessa ricordare, poi, i silenzi sui muri eretti nei box, e sulla sconfitta subita a parità di moto. Mi limito a chiedere a certi miei colleghi, che fine ha fatto il secondo in meno che il pilota di Tavullia ha, a loro dire, nel manico? Dove è sparita la sua, tante volte decantata, dote di guidare sopra i problemi? Per anni hanno fatto credere che Stoner fosse un brocco, e che la Ducati fosse un missile vincente; bene, chi ha trasformato il missile in petardo? Mi sembra che più guidare sui problemi, i problemi li stia creando. Fa pensare il fatto che non si metta mai in discussione il pilota Rossi. Certo ha vinto nove titoli; ed allora? Nella storia c’è uno che di titoli ne ha vinti quindici, e che quando perdeva per demeriti suoi, nessuno si scandalizzava se i giornalisti lo evidenziavano. Le vicende di questi mesi, se da un lato non tolgono nulla numericamente, lo tolgono in termini di peso specifico dai campionati vinti. Alcune invenzioni mediatiche hanno creato una sorta di leggenda vivente; forte con i numeri del passato, ma debole con i numeri del presente. Un conto è dare il giusto risalto a delle belle vittorie; un altro è enfatizzarle andando anche a discapito del lato umano dei piloti vinti.
Come dimenticare la fantomatica sudditanza psicologica patita da alcuni rider? I sorrisini furbi, le mezze battute, hanno lasciato spazio all’affannosa ricerca del problema in casa Ducati; se l’ex re è nudo, è solo colpa della moto. Pur di sminuire le vittorie dei nemici (all’epoca la Ducati era vista come una sorta di loggia P2 della Motogp, che godeva dei favori della Bridgestone, e non come una casa italiana che nonostante le piccole dimensioni, lotta alla pari contro i colossi giapponesi), si sono portate avanti tesi bislacche, come quelle del serbatoio aggiuntivo di benzina nascosto nel traliccio. Perché certe domande, come ad esempio guidi una moto ufficiale e le prendi dalle moto private, non vengono fatte al dottore? Per fortuna che oggi c’è la rete, la grande piazza democratica virtuale dove si confrontano liberamente, senza censure, le idee e le opinioni di tutti. In rete quello che non passa il convento ufficiale, lo passa la sete di verità degli appassionati.
Con questo non voglio dire che Rossi sia un brocco; è un grande, sono il primo a dirlo. Per me, però, è meno grande di quello che una certa propaganda intende far credere. Per concludere: cosa dovrebbe fare a mio avviso la Ducati? Lasciar perdere le confusioni di Rossi, castrare chi ha fatto andar via Stoner, ingaggiare giovani promesse come Marc Marquez e Stefan Bradl, e licenziare il tecnico che ha affermato che dopo solo diciotto secondi avrebbe sistemato la Desmosedici.
Alfredo Di Costanzo
motocorse.com
Commenti (6)