Sotto accusa il tecnico portoghese, bluff del calcio moderno che in realtà non fa altro che utilizzare un solo copione: difesa e contropiede. Siamo sicuri che sia davvero Special?

di Andrea Rosati
tratto da goal.com

La leggenda del Vate portoghese, dello Special One che non é mica un pirla, inizia quando Louis Van Gaal lo incorona "allenatore del futuro" mentre é in procinto di lasciare il Barcellona, agli albori del XXI secolo. José Mourinho da Setúbal, all'epoca assistente del guru olandese dopo essere stato traduttore durante il regno di Robson, ha giá collaborato ad una serie di vittorie blaugrana con la propria infinita professionalitá e la sua inarrestabile determinazione, unite ad una dose illimitata di passione per il calcio. Memorabile – nel 1997 – quando prende il microfono e manda in visibilio la folla sottostante scandendo il mantra catalano "oggi, domani e sempre il Barça nel cuore!". Non vi ricorda nulla?

La grande, fino ad ora inavvicinabile qualitá di Mou é la capacitá innata di creare empatia attorno al Club che lo ingaggia, che finisce con l'invadere tutti coloro che sono vicini alla squadra, dal presidente fino al tifoso occasionale. Questo sentimento enorme finisce con il cancellare una parte della razionalitá che ogni uomo possiede, anche quando sta seguendo la propria squadra del cuore, e fá quindi in modo di sospendere lo spirito critico e porta con sé una sorta di cecitá sportiva – che il portoghese e poi eccellente nell'alimentare alla minima occasione. Non si spiegano altrimenti certe conferenze stampa, certi atteggiamenti aggressivi o le molte accuse che – sistematicamente – rivolge ad avversari ed arbitri. Nessun frutto del caso, ma uno studio approfondito di ogni precedente tra le due squadre, ogni trasferimento, ogni partita arbitrata dal tale arbitro e qualsiasi argomento che possa destabilizzare l'ambiente e soprattutto servire da alibi o da specchietto per le allodole quando le cose si mettono male.

Ogni volta Mourinho ha allenato un Club ne ha giurato amore eterno, ogni volta che da avversario si ritrova a tornare in uno stadio che é stato suo ecco che se ne esce con l'amore incondizionato per la gente che non lo ha mai dimenticato, per i tifosi che lo amano e piú di ogni altro lo rimpiangono e per i successori che non potranno mai eguagliarlo. Sempre, ogni volta che José é arrivato in un Club lo ha definito il migliore del mondo, quello che non potrá mai cancellare dal proprio cuore e via dicendo – anche se questo finiva con il danneggiare il proprio Club precedente.

Gli interisti ricorderanno certamente le polemiche aizzate dal proprio idolo l'estate scorsa, quando il suo passaggio al Real Madrid era in piena discussione e il portoghese spingeva perché Perez, il suo nuovo presidente, non pagasse la clausola che lo stesso tecnico aveva stipulato con Moratti. Lo stesso successe all'epoca del Chelsea, abbandonato in fretta e furia dopo una inizio di stagione piú che deludente: Abramovich – forse uno dei presidenti piú esigenti in Europa – voleva un Chelsea vincente ma anche divertente e aveva mosso svariate critiche al proprio allenatore in questa direzione; José ha resistito fino a quando i risultati gli hanno dato ragione ma, quando la barca pareva affondare, se n'é andato perché "stanco di non essere amato". Quello stesso Chelsea, guidato da Avram Grant, é andato a giocarsi la prima finale di Champions della storia ed ecco che Mourinho é tornato alla ribalta – sminuendo il lavoro del rivale con dichiarazioni che dicevano "quello che sta facendo il Chelsea é merito mio, quella é sempre la mia squadra". Non male come salto sul carro dei vincitori, da record olimpico!

«Dai tempi del Porto propone un solo tipo di calcio: difesa e contropiede, stop»
In un mondo del calcio che – sempre piú spesso – premia i vincitori al di lá di ogni ragionevole merito, Mourinho é bravissimo nel cavalcare l'onda del successo. Spesso peró noi dimentichiamo che il successo si puo' ottenere in diversi modi, a seconda del mezzo che si ha a disposizione. Anche José Mourinho da Setúbal pare averlo dimenticato, visto come fin dai tempi del Porto propone un solo tipo di calcio, fatto di difesa e contropiede, che non ha niente di innovativo e viene praticato in Italia da piú di mezzo secolo ed é costato a noi italiani l'etichetta di catenacciari ed anti-calcio, quasi impossibile da levare. Certo, quando il Porto é andato all'Old Trafford era fisiologico vederlo sulla difensiva visto il divario tecnico in campo ma da allora il canovaccio Mourinhiano non é mai cambiato – a differenza della caratura delle squadre dal lui allenate. Passi chiudersi a riccio quando hai Alenichev e Paulo Ferreira e ti trovi di fronte i Red Devils, ma quando hai a disposizione gente del calibro di Lampard, Drogba, Sneijder, Eto'o o Kaká, Ozil e Ronaldo la tua squadra deve fare di piú che sparacchiare palloni lontano dalla propria area sperando in una ripartenza vincente.

Quanti insulti ci saremmo presi se una squadra italiana si fosse presentata in campo con 5 difensori e 5 centrocampisti, senza attaccanti e per di piú in casa in una semifinale di Champions League? Il problema peró é che, qualora il Real avesse portato a casa un risultato positivo, stampa e tifosi avrebbero osannato il tecnico portoghese, lo Special che con una squadra da 200 milioni di euro é riuscito nell'impresa di non prenderle in casa. Davvero?
Veramente sarebbe stato un successo per i madrileni? Florentino Perez e Valdano sono celebri per il loro palato fino, abituati come sono a vedere in campo giocatori padroni del pallone e capaci di magie incredibili, e fatico a credere che sarebbero stati contenti di portare a casa uno 0-0 contro gli acerrimi rivali blaugrana con la prospettiva di andare a Barcellona a cercare un contropiede favorevole, difendendo in nove o dieci uomini.

Intendiamoci, quello che finora José Mourinho ha portato a casa in termini di trofei é impressionante per uno della sua etá e sará probabilmente irraggiungibile per molti, ma é inenegabile che a livello calcistico ci stia riproponendo una minestra riscaldata, per di piú scaduta da svariati decenni. La minestra made in Italy che fu confezionata da Nereo Rocco e perfezionata da Giovanni Trapattoni, non puo' esserci riproposta ora da un egocentrico portoghese, spesso aziendalista e ruffiano. Tifoso di ogni squadra che allena, prima incensa e poi attacca i propri ex Club a seconda della conveninenza a livello mediatico, quando perde si mette a parlare di tutto tranne che della partita appena finita tirando in ballo tutti – fino all'Unicef durante l'ultimo show. Ogni volta si cimenta in un monologo che non ha nulla a che fare con la partita e che soprattutto non lascia spazio e domande da parte dei giornalisti, poi se ne va per schivare pericolosi contraddittori in sala stampa. Un po' facile, no?

Applausi a Mourinho per le sue grandi qualitá di motivatore, psicologo e aizzatore di folle – ma per favore iniziamo a chiamarlo col prorio nome: catenacciaro. Per concludere, fossi al posto di Perez mi attiverei per cercare alternative a questo personaggio – seppur vincente come pochi altri al mondo – perché i calciatori in rosa hanno possibilitá illimitate e non faticherebbero a raggiungere il livello dei "cari nemici" catalani se ci fosse un allenatore diverso.

In quel di Oporto, dove "nacque" il miglior allenatore di tutti i tempi, ne sta salendo alla ribalta un altro che non smette mai di ribadire il proprio amore per il calcio offensivo: André Villas-Boas ha portato il suo spettacolare Porto a vincere il campionato con 5 giornate di anticipo (e senza sconfitte) e ad un passo dalla finale di Europa League dopo un roboante 5-1 al Villarreal di Rossi. Scoop dell'ultim'ora: si puo' vincere divertendo e divertendosi, chiedo ai suoi seguaci di portare il messaggio a Mou.

Persone in questa conversazione

  • Condivido a pieno il pezzo di Andrea Rosati e credo che in un'altra discussione sempre su queste pagine sia emerso il mio punto di vista nei confronti del portoghese.
    Alla luce di quello che accade, mi chiedo: l'allenatore quanto conta in una squadra? E si è più allenatori o più motivatori/psicologi? Prendi lui e ti verrebbe da dire la seconda, prendo Guardiola e mi verrebbe da dire la prima (anche se poi è anche un pò motivatore/psicologo anche lui).
    Credo che anche i tifosi nerazzurri, se si "spogliassero" della riconoscenza per avergli fatto vivere un'annata irripetibile e lo giudicassero prettamente per l'aspetto estetico, direbbero che il Mou non è stato un grande allenatore. Non ho mai visto giocare benissimo l'Inter, mai comandare il gioco con classe, ma sempre con molta forza. Per contro, il tanto amato/odiato Mancini, faceva esprimere a quella squadra un gioco "esteticamente" migliore. E' anche vero che il concetto di "estetico" può essere molto soggettivo, ma dire che quella squadra giocava bene mi sembra troppo. Inoltre, se rivediamo sempre con quest'occhio le squadre passate di Mou, la filosofia è sempre stata la stessa. Come sottolineato nell'articolo, passi quando hai a disposizione il Porto di mezzi sconosciuti, ma quando guidi il Chelsea e poi l'Inter (e ora il Real) con fior fiori di giocatori, io chiedo all'allenatore più pagato al mondo di portarmi il bel gioco. Il tifoso, com'è giusto che sia, vuole vincere e giustifica ogni mezzo per poterlo fare.
    Ma su questo io e l'amico direttore Namez siamo poco d'accordo....

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