Roberto Beccantini, giornalista, fa una selezione dei 60 nomi che hanno fatto il calcio.
L'anno è il 2004, la rivista Linea Bianca, trimestrale di "scienza e cultura calcistica" edito da Limina e, come tante cose belle, durato appena l'arco di 8 numeri. Nella seconda edizione, da cui sono tratte queste righe, la parte "monografica" è incentrata sulla figura di Roberto Baggio.
Il giornalista ed editorialista de La Stampa ne approfitta per tracciare brevi profili di sessanta numero 10 "e dintorni" che hanno maggiormente "onorato e distillato" la fantasia nel calcio.
Beccantini divide la "classifica" in top class, prima classe e business class.
Qui proponiamo la sola top class, con la speranza che susciti curiosità e che innesti un sereno e serio dibattito.
Diego Maradona (1960)
Con un piede solo, il sinistro, ha sollevato la storia. Uomo squadra nel senso guevarista del termine: ha sempre spaccato le convenzioni tattiche, le gerarchie tecniche. Ha vinto un mondiale per quello che ha fatto, ne ha sfiorato un altro per quello che non ha fatto fare agli avversari. Talento grezzo, selvaggio, assoluto. Figlio del Caos, il migliore di tutti.
Pelé (1940)
Un'enciclopedia, tanto è stato completo, versatile, mostruosamente semplice. Ha illustrato ogni voce - acrobazia, dribbling, colpo di testa, tiro - con la classe naturale dei predestinati e la morbosa intelligenza dei diversi. La perfezione non esiste, ma se dovessi raccontarla o spiegarla a una scolaresca, sceglierei Pelé e il suo calcio, così caro e vicino agli dei.
Alfredo Di Stéfano (1926)
E' l'uomo che, più e meglio di tutti, ha spalmato l'estro. Un direttore d'orchestra che ha sempre diretto se stesso, dall'alto o dal basso a seconda delle esigenze. Bacchetta e violino, rifinitore o punta, regista o terzino. Una visione "comunista" dello sport, legata alla religione del fisico e alla supremazia del "noi" rispetto all'"io". Ha anticipato la svolta eretica di Cruijff.
Juan Alberto Schiaffino (1925-2002)
Ogni volta che passava o lanciava la palla, la palla percorreva epoche, non solo metri. Non ha mai giocato nel suo tempo, Schiaffino, ma sempre in quello successivo. Pre stile, personalità e intuizioni. Interno sinistro, recitano i scarti testi. Troppo banale, come definizione. Non si fa piangere il Brasile al Maracanà se non si è di un'altra categoria, se non si è braccio e mente.
Johan Cruijff
Centravanti di ruolo, ammesso che ne abbia avuto uno, leader naturale e onnivoro. Con l'olandese il dinamismo è diventato arte e la fantasia ha indossato i panni dell'eclettismo rivoluzionario, nascosta dietro a un numero fasullo, il 14. All'alba dei Settanta, l'epifania dell'Ajax e dell'Olanda di Cruijff ha cambiato il calcio "dal di dentro" quanto la sentenza Bosman, nel 1995, l'avrebbe sconvolto "dal di fuori".
Commenti (32)